18/07/11

Ciao papà

Voglio parlare di lui anche se il nostro rapporto non era dei migliori da sempre.
Un uomo rigido e avaro di dimostrazioni di affetto ma che a modo suo lasciava intendere quanto fosse fiero della sua famiglia. Certo, bisognava essere attenti e ben disposti a cogliere questi momenti di bene e spesso e volentieri, quel che dimostrava era esattamente il contrario. Un pò lo comprendo, perchè anche io sono così, ho difficoltà ad esternare i miei sentimenti con chiunque e forse per lo stesso motivo che impediva a mio padre di allungare una mano per darci una carezza.........la paura di sentirsi deboli e vulnerabili. E' stupido, lo so, ma è così che son cresciuta e mi è difficile cambiare.
Lui, insieme a mia madre, ha condizionato tutta la mia vita e in particolar modo la mia adolescenza. E' stato un padre padrone convinto che quel che era giusto per noi figlie, fosse un buon marito, una casa e dei figli......e così è stato. Ha lavorato sodo per farci crescere, solo lui ovviamente. A mia madre era proibito lavorare fuori casa e ricordo bene gli enormi sacrifici da lui fatti per non farci mancare nulla. Ovviamente non ha mai capito che un gesto di affetto vale molto di più di qualsiasi bene materiale.........e poi una carezza è gratis :-)
Se ne è andato martedì 12 luglio alle 9:30 dopo quasi 7 giorni di agonia. Io ero li, ogni notte e buona parte dei giorni. Sono arrivata all'ospedale di Novara, dove era ricoverato, quando non era già più cosciente.
Sarei potuta partire prima e vederlo in condizioni migliori ma sempre per lo stesso motivo, l'imbarazzo, ho preferito rimandare la partenza. Può sembrare che io sia stata dura, prendendo questa decisione, ma son sicura che anche lui avrebbe provato la stessa cosa.........imbarazzo. Non abbiamo mai comunicato veramente, io e mio padre, e non lo avremmo fatto nemmeno in un momento come questo.
Sono un pò scossa, dopo il mio ritorno a casa. Ho mille immagini che appaiono improvvisamente nella mia mente. Sono immagini di un reparto ospedaliero terrificante, dove il paziente più fortunato, poteva essere dimesso per andare a morire a casa.
Non riesco a togliermi dalla mente e dalle orecchie il rumore delle bolle nell'acqua per creare ossigeno che veniva erogato a mio padre, la goccia lenta che scendeva dalla flebo di salina e morfina e il suo respiro che sembrava non volesse finire mai. Ho sperato, per sei giorni e 5 notti, che ognuno di quei respiri  fosse l'ultimo, così da poter finalmente, terminare quelle sofferenze.
L'ultimo giorno, prima che se ne andasse, ho avuto una crisi, presumo dovuta alla stanchezza e alla pena di vederlo in quelle condizioni. Ho detto cose assurde che nessuno penserebbe minimamente. Ce l'avevo con lui e con la sua ostinazione a prolungare un qualcosa che non avrebbe potuto avere altro esito diverso dalla morte.
Avevo fatto l'ennesima nottata in bianco su una sedia accanto a lui e quando sono arrivati mia sorella e suo marito, che cercavano di pianificare i turni per la nuova giornata di assistenza, ho perso le staffe e ho gridato che non ci sarebbe stata un'altra giornata perchè lui sarebbe dovuto andare entro quel giorno. Non sarei riuscita a fare un'altra notte in quelle condizioni..........................io non so se le sue orecchie percepivano qualcosa, i medici dicevano di no, ma da li a poco il suo torace si è fermato, per sempre. Ho pensato che sentendo la nostra stanchezza e pena, avesse deciso di lasciarsi andare e fare un gesto d'amore per noi, mi piace pensare così.
Pensate quel che volete, ma vederlo li, fermo finalmente, mi ha dato sollievo e penso anche a lui.
Non credo in Dio e nell'aldilà, quindi non ho neanche il conforto di pensarlo da qualche parte, magari insieme a mia madre. Lui ora è la, sotto qualche metro di terra.
Ciao papà

3 commenti:

Mucca Mumfuzz ha detto...

...

Fiona Saiman ha detto...

Ti abbraccio pallina e ti sono vicina. Mi spiace tantissimo davvero!!

Anonimo ha detto...

Per me è stato molto diverso, completamente diverso, direi.
Però capisco quall'imbarazzo tra te e tuo padre, quel pudore strano, quel contenersi, quel vergognarsi.
E ancora mi pesa quella stretta di mano che non ci fu, che volli quando era troppo tardi, che non ci fu e che lui avrebbo desiderato, ne sono sicura. Sono sicura che avrebbe voluto la mia prima mossa. Ma io ero dura.